Cosa è importante sapere:L'Università di Genova è stata vittima di un grave attacco hacker. Scopri come e perché le aziende devono preoccuparsi dei rischi legati a un data breach.
Quando si parla di attacchi informatici e furto di dati, ogni azienda può essere una potenziale vittima. Ma cosa succede quando l’obiettivo è un’importante istituzione accademica come l’Università degli Studi di Genova? L’attacco subito dall’ateneo è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che mettono in allerta le aziende, soprattutto nel contesto europeo, dove le minacce di cybercrime stanno crescendo in maniera esponenziale.
Chi è responsabile dell’attacco all’università di Genova?
Il gruppo hacker Ransomhub ha rivendicato l’attacco all’Università di Genova. Questo gruppo, operativo dal febbraio di quest’anno, ha già collezionato centinaia di attacchi simili a carico di diverse istituzioni e aziende. Ma chi sono questi criminali? Secondo le prime indagini, Ransomhub utilizza ransomware per penetrare i sistemi informatici, rubare dati sensibili e poi ricattare le vittime.
L’attacco all’Università è stato particolarmente grave perché ha coinvolto 18 GB di dati, molti dei quali contenenti informazioni sensibili dei dipendenti dell’Ateneo, come certificati di malattia. Questo solleva una domanda cruciale: perché questi dati erano così vulnerabili? È possibile che una falla nei protocolli di sicurezza o un errore umano abbia permesso a Ransomhub di insinuarsi nei sistemi dell’università.
Università Genova: Come è avvenuto l’attacco?
Il 9 settembre, i dati rubati sono stati messi in vendita su uno dei siti in cui i gruppi criminali solitamente pubblicano i pacchetti di dati trafugati. Come spesso accade in questi casi, la pubblicazione dei dati rappresenta l’ultimo passo di un lungo processo durante il quale gli hacker hanno avuto tempo di esplorare e prelevare informazioni preziose.
Gli hacker non hanno specificato la cifra richiesta per il riscatto, ma hanno dato una scadenza all’università: entro 12 giorni dovranno rispondere alle loro richieste, altrimenti i dati verranno pubblicati integralmente online.

L’Università di Genova è stata vittima di un attacco informatico che ha portato alla perdita di 18 GB di dati sensibili.
Dove si trovano i dati rubati?
I dati sottratti sono ora ospitati su un sito nel dark web, accessibile solo attraverso il browser Tor. Questo strumento permette agli hacker di operare nell’ombra, rendendo estremamente difficile rintracciare i responsabili. Ma dove sono finiti esattamente questi dati e chi può accedervi? Al momento, solo i potenziali acquirenti che frequentano il forum dove è stato pubblicato l’annuncio.
Università Genova: Cosa si puo’ fare per proteggersi?
Ogni volta che un attacco come questo viene reso pubblico, le aziende si interrogano su quale sia il livello di sicurezza dei propri sistemi informatici. Le implicazioni di un data breach come quello dell’Università di Genova sono enormi. Per le aziende che trattano dati sensibili, come quelle che operano nel settore B2B, la perdita di informazioni potrebbe avere effetti devastanti, sia dal punto di vista economico che reputazionale.
Cosa si può fare per evitare situazioni simili? Senza entrare nei dettagli tecnici, l’importanza di una formazione continua in materia di cybersecurity è ormai evidente. Errori umani, come il click su link malevoli o l’utilizzo di password deboli, possono aprire le porte agli attaccanti. Le aziende devono anche assicurarsi di mantenere aggiornati i propri software, per evitare di cadere vittima di vulnerabilità note.
Università Genova: Quali sono i rischi per le aziende?
Il caso dell’Università di Genova ci insegna che non esiste un bersaglio troppo piccolo o troppo grande per gli hacker. Perché le aziende devono preoccuparsi? Perché in molti casi, i dati rubati includono informazioni sensibili come:
- Dati personali dei dipendenti
- Informazioni finanziarie
- Documenti riservati
Le conseguenze di un attacco hacker per le aziende possono variare da un semplice rallentamento delle attività a una completa paralisi operativa. Inoltre, la reputazione dell’azienda potrebbe essere compromessa per anni.
Ecco cosa possono fare le aziende:
- Backup regolari: avere copie aggiornate dei dati permette di minimizzare i danni in caso di furto o perdita.
- Formazione del personale: istruire i dipendenti su come riconoscere potenziali minacce può ridurre notevolmente il rischio di attacchi.
- Aggiornamenti costanti dei sistemi: mantenere sempre aggiornati software e sistemi operativi per ridurre la possibilità di sfruttamento di falle di sicurezza.

Le aziende devono adottare misure preventive per proteggere i propri sistemi informatici dagli attacchi hacker.
Quando si saprà di più sull’attacco?
Al momento, non si sa ancora con precisione come Ransomhub sia riuscito a penetrare nei sistemi dell’Università di Genova. Tuttavia, è probabile che nei prossimi giorni emergeranno ulteriori dettagli. Gli esperti ipotizzano che possa trattarsi di una vulnerabilità nota che non è stata corretta in tempo, oppure di un errore umano.
Le aziende, nel frattempo, devono essere pronte a reagire tempestivamente nel caso in cui si trovino di fronte a situazioni simili. Quando si verifica un attacco, la velocità di risposta può fare la differenza tra un piccolo danno e una catastrofe.
Ogni azienda dipende dai propri sistemi informatici per operare, la sicurezza informatica non può essere trascurata. Il caso dell’Università di Genova è un esempio lampante di quanto sia importante investire in prevenzione e formazione continua per proteggere i propri dati. Le aziende devono essere consapevoli che gli attacchi informatici sono una realtà con cui convivere e prepararsi è l’unico modo per evitare gravi conseguenze.
Gli attacchi come quelli di Ransomhub non colpiscono solo le grandi istituzioni, ma qualsiasi organizzazione che gestisce dati preziosi. Le aziende di produzione, installazione, commercio B2B, e servizi devono rimanere vigili e pronte a intervenire per proteggere i propri asset digitali.