Cosa è importante sapere:Le aziende italiane sono davvero protette?A febbraio 2025, il report Fortinet conferma che il 67% dei manager ritiene i dipendenti impreparati alla sicurezza informatica. Un rischio sottovalutato può costare caroMolte imprese italiane investono solo dopo un attacco, aumentando la vulnerabilità ai cyber criminali. Serve un cambio di mentalità immediatoSicurezza informatica = investimento strategico. Formazione e
Perché le aziende italiane non prendono sul serio la cyber security?
La sicurezza informatica dovrebbe essere una priorità per tutte le aziende, ma in Italia è ancora un tema sottovalutato. Molte imprese investono poco nella protezione dei propri sistemi e reagiscono solo dopo aver subito un attacco. Il problema non è solo tecnico, ma culturale: perché molte aziende italiane continuano a ignorare i rischi cyber?
Dove le aziende italiane sbagliano sulla sicurezza informatica?
Secondo il 2024 Security Awareness and Training Global Research Report di Fortinet, il 67% dei manager italiani ritiene che i propri dipendenti non siano adeguatamente preparati sulle minacce informatiche. Eppure, molte imprese continuano a non investire in formazione e prevenzione.
Le cause principali di questa mancanza di attenzione sono:
- Mancanza di risorse dedicate (31% delle aziende non ha personale IT per la sicurezza).
- Altre priorità aziendali (26% considera più urgente investire in altri ambiti).
- Percezione errata del rischio: molte imprese credono che un attacco informatico non le riguardi.
Questi dati dimostrano che molte aziende italiane vedono la cyber security come un costo, non come un investimento strategico per la protezione del business.
Come le aziende italiane si proteggono dagli attacchi informatici?
Il report Fortinet ha rilevato che il 65% delle imprese investe in sicurezza solo dopo aver subito un attacco o per obblighi normativi. Questo significa che solo 1 azienda su 5 adotta un approccio preventivo.
Le principali motivazioni per avviare un programma di sicurezza sono:
- Incidenti o minacce precedenti (52%).
- Obblighi normativi (13%).
- Decisione interna dell’azienda (21%).
La conseguenza? Migliaia di aziende italiane rimangono esposte a ransomware, phishing e furti di dati, aumentando il rischio di violazioni gravi.

Molte imprese italiane trascurano la sicurezza informatica
Chi è responsabile della sicurezza informatica in azienda?
Un altro problema diffuso è la mancanza di una chiara responsabilità interna sulla sicurezza IT. Molti dirigenti pensano che sia un compito esclusivo del reparto IT, ma la realtà è diversa:
- I manager devono stabilire strategie di sicurezza e allocare budget adeguati.
- Il reparto IT deve implementare e aggiornare le misure di protezione.
- I dipendenti devono essere formati per riconoscere le minacce e adottare buone pratiche.
Senza una cultura aziendale della sicurezza, la protezione informatica resta inefficace.
Quando le aziende italiane cambieranno approccio?
Nonostante i continui attacchi informatici e le nuove normative europee (GDPR, direttiva NIS2, DORA), molte imprese italiane continuano a sottovalutare il problema.
Il Kaspersky IT Security Economics Report 2025 evidenzia che il 43% delle aziende considera i tempi di inattività e la perdita di produttività come il danno più grave di un attacco informatico. Tuttavia, poche aziende adottano strategie concrete per prevenire questi rischi.

Le aziende italiane reagiscono solo dopo aver subito un attacco.
Perché la cyber security deve diventare una priorità?
Le aziende italiane non possono più permettersi di ignorare la cyber security. Un attacco informatico può bloccare la produzione, compromettere i dati sensibili e danneggiare la reputazione aziendale.
Per proteggersi, le imprese devono:
- Investire in formazione per dipendenti e dirigenti.
- Adottare misure di sicurezza avanzate.
- Implementare strategie di prevenzione, non solo di reazione.
Continuare a sottovalutare il problema significa lasciare la porta aperta agli hacker.
È tempo che le aziende italiane cambino mentalità e vedano la cyber security come un investimento essenziale, non come una spesa superflua.